A te navigante...

A te navigante che hai deciso di fermarti in quest'isola, do il benvenuto.
Fermati un poco, sosta sulla risacca e fai tuoi, i colori delle parole.
Qui, dove la vita viene pennellata, puoi tornare quando vuoi e se ti va, lascia un commento.

mercoledì 20 giugno 2012

Le catacombe di Commodilla alla Garbatella


Entrata alle catacombe e giardino su via Giovannipoli



La zona dell’Ostiense, in epoca romana, era zona cimiteriale. Col passare dei secoli, in epoca cristiana, cambiarono le sepolture ma non la zona. Fu così che lungo la Via delle Sette Chiese, sorsero numerose catacombe.
Nel sottosuolo della Garbatella, in quella zona, che in epoca antica si trovava a ridosso della Rupe di S. Paolo, si trova la Catacomba di Commodilla, dedicata ai Santi Felice ed Adautto.
La storia dei due martiri si mescola alla leggenda.
Felice, un prete o un diacono, si occupava del soccorso ai poveri. Si era sotto l’imperatore Diocleziano, quando le persecuzioni contro i cristiani, si fecero più feroci.
Gli aguzzini, provarono a fargli abiurare la sua fede. Fu condotto, per una specie di esorcismo, davanti al tempio di Serapide, poi davanti ad un tempio di Mercurio, infine davanti al tempio di Diana sull’Aventino. Niente da fare. Felice restò fermo nella sua fede, mentre i suoi aguzzini non si fermarono neanche davanti al prodigio che li avrebbe dovuti distogliere dal martirio: le statue dei tre templi, racconta la storia, in sua presenza precipitarono. A questo punto per niente impressionati, presero il prigioniero e si incamminarono verso una collina che si trovava nell’attuale Via delle Sette Chiese. Lungo la strada si era formato un mesto corteo, dal quale si staccò un giovane che volontariamente si affiancò a Felice. L’atto gli costò la vita. Nessuno seppe quale fosse il suo nome, così fu chiamato Adauctus, cioè aggiunto.
I due furono decapitati e i loro resti, seppelliti nel sottosuolo di quello che ora è il Parco di via Giovannipoli, che a quel tempo era proprietà di una certa Commodilla, dalla quale la catacomba prese il nome.
Attorno alle sepolture dei due martiri, pian piano nacque il cimitero cristiano.

I Santi Felice ed Adautto



Col tempo nel luogo sorge una piccola basilica ipogea e si sviluppa un culto importante, che prosegue anche nell’alto Medioevo. Esso viene inserito negli itineraria che i pellegrini, provenienti prima dall’Italia, poi da tutta Europa, percorrevano a Roma e nel suburbio romano visitando, oltre alle tombe degli apostoli, anche i sepolcri dei martiri. La stagione più fortunata di questi pellegrinaggi si situa tra VI e VII secolo, un’epoca in cui le catacombe non sono più, se non eccezionalmente, luoghi di sepoltura, ma sono ormai trasformate in veri e propri luoghi di culto.

S. Luca



I sepolcri in quest’epoca furono spesso arricchiti con affreschi che rappresentano i martiri venerati, ma anche altri soggetti di devozione. Questo avviene anche nella Basilica di Commodilla, tra questi affreschi, ce n’è anche uno, di particolare bellezza, che rappresenta san Luca, situato proprio vicino alle tombe dei martiri.





All’entrata della catacomba vi è un’epigrafe scolpita, con sopra le parole in volgare:
“Non dicere ille secrita a bbo­ce” che tradotto significa: “Non dire quelle segrete a voce (alta)”. Si tratta della prima iscrizione volgare, mai ritrovata a Roma.
Questa iscrizione ricordava al celebrante di non recitare a voce alta quelle preghiere della messa, dette secrete, i cosiddetti mysteria secondo la formula greco-latina, che secondo la liturgia devono essere pronunciate a bassa voce in quanto parole sacre dirette esclusivamente a Dio e non all'assemblea.
Col passare dei secoli, la catacomba fu dimenticata e sul tuo terreno sorsero le vigne e la campagna caratteristiche della zona nei secoli XVII e XIX.
Il terreno divenne proprietà della famiglia Serafini, di origine senese. L’attuale via Garbatella, un tempo si chiama Via Serafini, proprio dove sorgeva la proprietà. Lì c'erano vigneti, orti ed anche una vaccheria chiamata per l'appunto "Vaccheria Serafini".
Il nome della famiglia, è ancora scritta a lato del cancello su via delle Sette Chiese. Durante la guerra, il terreno fu adibito a deposito di carbone che veniva ammassato formando una collinetta.

Serafini, nome che ancora si può leggere sul cancello

Recentemente il giardino, è stato chiuso al pubblico per restauro. Durante gli scavi per la sistemazione di pali, è stato trovato un muro romano giudicato dagli esperti del I secolo d.C.
Si dovrebbe trattare di un muro di contenimento di una collinetta rispetto alla strada, oppure di costruzione di un edificio scomparso. Il muro, che si prolunga per circa 40 metri con uno spessore di 3 o 4, è realizzato in opera reticolata grossolana e blocchetti di tufo. Nei suoi sottarchi sono inserite alcune anfore di età imperiale.

Le catacombe sono visitabili soltanto in gruppi organizzati e per studio e previo appuntamento (permesso della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, tel. 06/735824).

Nessun commento:

Posta un commento